A proposito di danza e sport…

di Oscar Bonavena

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PREMESSA

Danza e sportIl mio intervento scaturisce da alcune riflessioni su numeri e considerazioni di carattere generale sulla presenza della danza all’interno degli Enti di Promozione Sportiva (EPS) e trae spunto da altri interventi di operatori del settore sul tema “danza e sport”, con la debita premessa che, parlando di danza in questo contesto,  mi riferisco alla articolata  realtà delle scuole di danza che, seppure in maniera disorganica, sono capillarmente diffuse e in stretto rapporto con il territorio e comunque indissolubilmente legate al mondo professionale dal quale traggono origine e ragione di esistere.

Benché qui intenda apportare un mio modesto contributo assolutamente personale al dibattito su una tematica che ormai serpeggia da tempo nel mondo delle scuole di danza, ho già avuto modo di esporre questi argomenti in diverse occasioni all’interno della UISP, l’ente di promozione sportiva di cui faccio parte e di cui, come membro del Consiglio Direttivo del Comitato di Roma, curo il Coordinamento Romano delle Scuole di Danza;  ho avuto modo di esporre i contenuti di  questo intervento all’Assemblea Nazionale Lega Danza UISP in qualità di delegato per il Lazio (Rimini Novembre 2012), in sede di Coordinamento Scuole di Danza UISP Comitato di Roma (Roma gennaio 2013) e in altri contesti;

 Mi scuso per la parzialità dei dati che riporterò, ma preferisco parlare di realtà di cui ho conoscenza diretta e che sono comunque rappresentative della situazione nazionale.

 Cominciamo con l’osservare i numeri della danza all’interno dell’UISP (fonti ufficiali UISP):

UISP


Percentuale iscritti di danza rispetto agli iscritti di tutte le
discipline


2012


2013

Nazionale

8,1%

8,4%

Comitato Regionale Lazio

8,7%

10,2%

Comitato Territoriale Roma

12,1%

13,1%

 Prendiamo ora in esame alcuni dati della sola regione  Lazio

Percentuale per discipline di danza rispetto al totale tesserati danza UISP Lazio


2012


2013

Ballo liscio, sala, popolari, latino, standard (*)

16,9%

20,8%

Biodanza

0,6%

0,7%

Capoeira

0,6%

0,8%


Classica, Jazz, Contemporanea, Funky, Hip Hop


66,3%


68,2

Rock’n Roll, Boogie Woogie, Twist, Disco (*)

15,6%

9,5%

(*) Nel 2013 il Rock’n Roll è computato in Ballo liscio, sala, popolari, latino, standard

 Osserviamo ora, a titolo esemplificativo, i dati specifici del Comitato di Roma



Percentuale per discipline di danza rispetto al totale tesserati danza UISP Roma


2012


2013

Ballo liscio, sala, popolari, latino, standard (*)

4,2%

13,9%

Biodanza

1,1%

1,3%

Capoeira

0,9%

1,4%

Classica, Jazz, Contemporanea, Funky, Hip Hop

72,9%

71,5%

Rock’n Roll, Boogie Woogie, Twist, Disco (*)

20,9%

11,9%

(*) Nel 2013 il Rock’n Roll è computato in Ballo liscio, sala, popolari, latino, standard

 Questi sono i dati dei tesserati che l’UISP codifica nella disciplina danza.

Non ho a disposizione i dati che indicano se questi tesserati sono iscritti a scuole di danza vere e proprie o, come spesso accade, a palestre che praticano anche la danza.

 Ho volutamente evidenziato i numeri codificati come danza classica, jazz, contemporanea ecc., perché ritengo che corsi di danza classica vengano istituiti prevalentemente da scuole di danza strutturate come tali, e che quindi i numeri evidenziati siano riferibili non tanto a palestre che hanno tra le loro attività magari anche un corso di danza moderna, ma a scuole di danza vere e proprie.

Se, pur con la dovuta cautela, prendiamo per buono questo assunto e osserviamo il rapporto tra gli iscritti codificati come danza classica e il totale degli iscritti di danza (mi riferisco sempre ai dati in mio possesso), risulta che il numero di scuole di danza rispetto alle palestre che praticano la danza sia sorprendentemente elevato. Si pensi che la Lega Danza Nazionale UISP è al 4° posto su 26 leghe nazionali UISP (subito dopo le ginnastiche il calcio e il nuoto)!

 Insomma ormai da tempo assistiamo ad un crescente fenomeno che vede riversarsi all’interno degli EPS decine di migliaia di persone e di strutture che praticano la danza, o che comunque sono ad essa riconducibili.

Questo fenomeno va di pari passo con la crescita generale del numero di scuole di danza nel paese, dovuta a diversi fattori di carattere sociale e culturale (non ultimo la popolarità di trasmissioni televisive dedicate alla danza) che non prenderemo in esame in questa sede.

 ANALISI

 Ma soffermiamoci ora su altri aspetti di questi dati, forse meno visibili, che riguardano appunto l’afflusso massiccio della danza all’interno degli EPS.

Gli EPS offrono alle scuole di danza (come alle altre associazioni e società affiliate) servizi e convenzioni relativi ad aspetti assicurativi, di consulenza fiscale, di rapporto con la SIAE ecc. Tra questi l’aspetto più rilevante credo sia rappresentato dalle agevolazioni fiscali di cui gode l’attività sportiva dilettantistica e di cui le scuole di danza in quanto tali non godrebbero.

Abbiamo già visto come negli ultimi anni una grande quantità di scuole di danza si è riversata  all’interno degli EPS. Questo fenomeno riguarda l’attività di insegnamento della danza a tutto tondo: dalla danza classica, moderna e contemporanea allo Zumba, dal tango alla danza etnica, passando per il ballo liscio, i balli di sala, gli standard e i latino americani, comprendendo la street dance e la cultura Hip Hop.

Insomma una complessità ricca e variegata con caratteristiche peculiari determinanti.

Spesso queste scuole, queste strutture, nascevano come associazioni culturali e si sono trasformate in A.S.D. proprio per uniformarsi all’attività sportiva dilettantistica, affiliandosi ad un EPS e ricostituendosi con un nuovo statuto che consentisse loro di essere iscritte al registro Coni, mantenendo però ognuna il proprio imprinting originale e adeguandosi a fatica e con circospezione al nuovo ambiente squisitamente sportivo nel quale si sono ritrovate che però ha offerto loro l’opportunità di usufruire delle agevolazioni fiscali di cui è beneficiario.

 Si avverte con evidenza il disagio che la danza vive a stretto contatto con strutture e operatori dello sport, con i quali invece condivide valori e obiettivi, quali il miglioramento della qualità della vita, il rispetto della salute, la crescita individuale, la partecipazione ad esperienze associative, la formazione dello sportivo e del danzatore, ma anche della persona e del cittadino.

Questa importante funzione, talvolta inconsapevole ma contenuta nella natura stessa dell’attività, è il denominatore comune dello sport e della danza, che nel momento in cui tendono all’aggregazione, e quindi  alla prevenzione del disagio, diventano immediatamente importante azione di intervento sociale.

Malgrado questo credo che la danza viva costantemente la frustrante sensazione di sentirsi “ospite” o addirittura “ostaggio” dello sport, perché costretta ad omologarsi all’ambiente sportivo nei comportamenti, nella terminologia, nell’osservazione di regole nate e calibrate per lo sport dilettantistico, che non potevano tener conto degli aspetti specifici di un’attività artistica con una propria identità, una propria immagine, una propria storia.

  • È innanzitutto proprio nella terminologia che risiede il primo motivo di disagio della danza. Se il termine “dilettantistico” in ambito sportivo ha una accezione positiva e rimanda a positivi e condivisibili valori sociali, nella danza è il contrario. La danza soffre di non poter rivendicare le proprie aspirazioni professionali, o comunque un percorso che miri alla professionalità, anche per chi della danza non farà una professione ma semplicemente piacevole corredo della propria vita. Nell’ambiente delle scuole di danza il termine dilettantistico viene pronunciato e scritto sotto tono. Spesso i fantasiosi nomi delle scuole di danza sono seguite dall’acronimo ASD magari scritto a caratteri più piccoli, contravvenendo anche a disposizioni di legge che vorrebbero il termine “sport dilettantistico” ben in evidenza e scritto per esteso.
  • Se in ambito sportivo il termine “dilettantistico” non rappresenta un limite alle possibilità di crescita ed alle aspirazioni individuali e di squadra (basti pensare che i partecipanti ai Giochi Olimpici sono per definizione dilettanti), nella danza viene vissuto con grande senso di frustrazione (dire ad un ballerino o ad una ballerina ”dilettante” significa quasi dire “lascia stare, la danza non fa per te”).
  • Molte disposizioni di legge che agevolano lo sport dilettantistico, sono state pensate per lo sport, che ha dei regolamenti rigidi a cui attenersi, delle gare, dei campionati, dei giudici di gara che tutelano da irregolarità. Nella danza non è così. Nella danza, pur essendoci coscienza di un rigido percorso tecnico e di studio da seguire, non ci sono regolamenti a cui attenersi per creare una coreografia e nessun arbitro fischierà mai un fallo ad un danzatore.
  • La danza (fatta eccezione per la disciplina della danza sportiva) non partecipa a campionati o a gare, tutt’al più a rassegne o concorsi con premi assegnati da commissioni, da giurie che hanno come criterio la discrezionalità nel giudicare aspetti stilistici, tecnici, creativi ecc.. Nella danza non ci sono comportamenti o pratiche da sanzionare.
  • Le disposizioni di legge che agevolano lo sport dilettantistico tengono conto delle figure che possono operare in ambito sportivo e ci consentono di erogare compensi agevolati ad “istruttori”, ma guai a scrivere “insegnanti” nella ricevuta di compenso.
  • Inoltre nelle scuole di danza spesso non si sa come erogare compensi a figure strettamente necessarie all’attività dei corsi (il pianista accompagnatore per la danza classica, il percussionista per la modern jazz ecc.).
  • Quante volte poi abbiamo dovuto spiegare a Presidenti di Municipi o a Sindaci di Comuni in sede di riunioni interassociative o di consulte culturali che sì, siamo un associazione sportiva dilettantistica, ma pratichiamo la danza che oltre ad essere un’attività motoria è un’arte e che quindi non siamo fuori posto tra le associazioni culturali.

 CONCLUSIONI

 Lo stato, la società, il consorzio civile e democratico riconoscono allo sport una importante e fondamentale funzione sociale e lo premiano, lo incentivano  con agevolazioni fiscali considerevoli. È avvilente che la danza debba “mascherarsi” da sport per usufruire delle stesse agevolazioni, mentre le stesse importanti funzioni sociali dello sport sono ascrivibili anche alla danza e come abbiamo visto spesso con numeri nettamente superiori.

Io credo che la danza vuole esistere anche negli EPS con la propria identità, con le proprie esigenze e con la dignità della propria storia e della propria autonomia.

Perché allora non pensare di impegnarsi per adeguare la legge alle esigenze della danza? Perché non mettersi intorno ad un tavolo e pensare di proporre al legislatore di integrare la norma esistente con articoli specificatamente dedicati alle scuole di danza? Chi può fare questo?

 Nell’ambiente di danza si dibatte già questo argomento, potenzialmente ricco di contenuti positivi e di buoni propositi, ma che rischia di scivolare in pericolose derive corporative e su posizioni di retroguardia.

In concreto si tratta di porsi degli obiettivi progressivi, concreti e raggiungibili, attivandosi con esperti fiscali, esperti di diritto, trovando dei riferimenti nei rappresentanti politici più sensibili a questo argomento, muovendo i primi passi per mettere a punto una proposta che possa essere recepita dallo Stato e dalle Regioni per adeguare la legge 289/02 alle caratteristiche peculiari della danza, senza dovere per questo doverla riscrivere ma sollecitando l’emanazione di linee guida e di interpretazioni.

Sono sicuro che questo darebbe grande impulso a tutta la nostra attività e ricompatterebbe quei settori che ora sono raggiungibili con difficoltà e che, pur contribuendo a formare i grandi numeri che abbiamo visto, in questo momento non sono parte attiva ma aspettano indicazioni e soluzioni.

 febbraio 2014

 

Oscar Bonavena
Dal 1992 è impegnato nella direzione organizzativa del Centro Promozione Danza, associazione fondata con Yang Yu Lin, che produce spettacoli, eventi, rassegne e gestisce una scuola di danza in una propria struttura autonoma.

Nel 2013, membro del Consiglio Direttivo dell’UISP Comitato di Roma, è nominato coordinatore del settore danza.

Già dal 2006 e definitivamente dal 2007 su incarico di Zètema per conto del Comune di Roma è il direttore del Teatro Estivo di Villa Pamphilj, allestimento dell’Estate Romana che ospita rassegne ed eventi di carattere internazionale di danza, musica, teatro ragazzi, prosa, lirica, moda ecc.

Direttore tecnico e organizzativo e direttore delle luci di compagnie, manifestazioni, rassegne e festival teatrali e di danza è titolare della Tecnosfera srl, società che dal 1982 fornisce servizi tecnici e materiali per il teatro e lo spettacolo dal vivo.

È stato direttore delle luci in uno degli ultimi spettacoli di Eduardo de Filippo (Festival Teatrale di Montalcino estate 1983), direttore di scena in più edizioni degli anni ’80 del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, direttore di scena nella tournèe in Canada di Vittorio Gassman (gennaio 1991), direttore tecnico della Rassegna internazionale Invito alla Danza (dal 1991),  organizzatore delle diciannove edizioni della rassegna Vetrina della Danza, e della manifestazione Roma Danza Aperta (prima edizione maggio 2013 Roma Teatro Tendastrisce).

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